Panorama
Al fischio finale del derby che ha dato lo scudetto all'Inter immediata è scattata la festa dei tifosi nerazzurri che si sono riversati in Piazza Duomo per cari e fuochi d'artificio
È il nome che Stellantis pensava per il suo nuovo modello nato in Polonia. Poi... Poi il cambio repentino di nome e definitiva mutazione di un produttore di auto.
Mentre l’erba alta invade le aiuole di Milano, rappresentando il disinteresse del sindaco verso la città, Beppe Sala progetta di conquistare la guida del Pd o, meglio ancora, di diventare il federatore delle diverse anime della sinistra.
La gavetta come musicista nei locali, la povertà e poi il lampo improvviso: la canzone Gloria (capitata quasi per caso) per l’americana Laura Branigan che lo ha reso famoso anche oltre oceano. Umberto Tozzi, che oggi ha 72 anni, ripercorre con Panorama la sua carriera straordinaria e annuncia: «Sto per partire con una serie di concerti in tutto il mondo». Il titolo? Un felice messaggio d’addio alle scene: «L’ultima notte rosa - The final tour».
Si è insediato appena nel dicembre scorso, eppure il nuovo presidente di un’Argentina allo stremo sta dimostrando che le sue ricette turbo-liberiste potrebbero funzionare. Mentre tanti scommettevano che avrebbe portato il suo Paese nel più profondo baratro.
A vent’anni dall’uscita, torna una nuova edizione de Il sangue dei vinti, libro con cui Giampaolo Pansa raccontò decine di episodi di «giustizia sommaria» dopo il 25 aprile 1945, liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Una testimonianza civile che non smette di far luce su un capitolo oscuro nella storia del Paese.
Il futuro del glorioso marchio, secondo la proprietà Stellantis, dovrebbe essere elettrico. Intanto, però, la produzione è in picchiata e gli impianti vengono chiusi.
Il primo dicembre 2024 saranno 110 anni da quando Alfieri, con gli altri due fratelli Ernesto ed Ettore, si misero ad abbellire e truccare le Isotta Fraschini in uno scantinato della periferia di Bologna. Dodici anni dopo la prima Maserati, battezzata con il loro cognome, scendeva in pista. Sul «muso» il simbolo creato dal quarto fratello, Mario, che alle chiavi inglesi aveva preferito i pennelli: il Tridente del Nettuno della fontana del Giambologna di piazza Maggiore. Ecco: ora il rischio è che tutto questo anneghi nell’oblio, travolto dalla corrente elettrica. La Maserati - hanno deciso ai vertici di Stellantis, con Carlos Tavares a disporre e John Elkann ad acconsentire - sarà una supercar «a pila». Per convincersene hanno portato in pista la Maserati Tipo Folgore gestita dalla MSG Racing nel campionato di Formula E. Altri tempi quando il Tridente faceva mangiare la polvere alla Ferrari e all’Alfa nei circuiti. Strana sorte per chi, con un campione come Manuel Fangio, ha scritto la storia del motorsport.
È una storia tutta bolognese che aveva un testimone d’eccezione: Walter «Wall» Breveglieri, corridore di moto, poi pilota di Formula uno, ma soprattutto immenso fotografo che custodiva 25 mila scatti di tutto ciò che era stata l’Italia dell’immediato dopoguerra. «Ho passato la vita inseguendo la notizia» diceva di sé «ho visto il mondo attraverso la lente del sorprendente». Proprio su una moto portata da lui, il maestro del giornalismo sportivo Orio Vergani raccontò il Tour de France; le sue foto hanno poi reso memorabili gli eventi di cui è stato testimone con Sergio Zavoli, Dino Buzzati, Enzo Biagi, Gianni Brera. Giorgio Vecchietti lo convinse a diventare cineoperatore e gli lasciò in usufrutto perpetuo la sua casa sui primi colli di Bologna dove Breviglieri ha custodito, quasi fosse una vestale, le gesta dei Maserati. Raccontava: «Sono stato un pilota dei fratelli quando, venduta la loro creatura agli Orsi, fondarono l’Osca: ho fatto tre gran premi di Formula uno; quei motori non emettevano rumori, ma poesia». Nelle foto di Wall c’è tutta la storia della Maserati che, pur trasferita dagli Orsi nel ’37 a Modena, restava un frutto del capoluogo felsineo.
La vicenda industriale della Maserati non rende comunque giustizia al suo valore. Ripercorriamola. Dagli Orsi è passata nel 1968, quando era sull’orlo del fallimento, alla Citroën (i francesi erano già nel destino del Tridente); poi, nel ’75, Alejandro De Tomaso - ex pilota argentino che aveva corso appunto con i motori Osca - l’ha comprato e con la Biturbo ne ha fatto un’auto ad ampia tiratura, accordandosi con la Chrysler. Ed è già scritta la storia di oggi. Nel ’93 è arrivata la Fiat che ha tuttora nelle sue mani gli «opposti» automobilistici: la Maserati era la macchina dell’aristocrazia, la Ferrari di chi aveva fatto i soldi, la stessa distinzione tra Lancia per l’alto censo rurale e Alfa Romeo, l’auto della borghesia rampante. Ma proprio la Fiat ha fatto ciò che nessuno aveva mai osato e appariva persino blasfemo: trasferire la proprietà Maserati dentro la «sua» Ferrari. Come dire a Bartali di fare il meccanico di Coppi. Di fatto, dopo dieci anni è uscita la Quattroporte «motorizzata Ferrari».
Ma è stato con l’arrivo di Sergio Marchionne che il Tridente sperava di tornare a vita autonoma. D’altronde il manager marrucino-canadese aveva una predilezione per la Maserati. A Grugliasco, nella ex fabbrica Bertone, Marchionne aveva immaginato un polo del lusso: lì dovevano nascere le automobili da primato, nello stabilimento che si chiama Gianni Agnelli Plant doveva essere concentrata la filosofia produttiva di Fca group. Invece lì, alla periferia di Torino, con un nuovo arrivo dei francesi di Stellantis, si è materializzato il profondo distacco tra l’ex Fiat e l’Italia. Alle quattro di pomeriggio del 23 dicembre scorso dalla catena di montaggio a Grugliasco, a dieci anni esatti dall’inaugurazione dell’impianto voluto da Marchionne, è uscita l’ultima Ghibli, il modello che insieme all’ennesima versione della mitica Quattroporte, aveva portato nel 2017 la Maserati a vendere 55 mila esemplari. Lo scorso anno si era scesi a ottomila e il Gianni Agnelli Plant è stato messo in vendita su un sito di annunci immobiliari.
Nella parabola di Stellantis, quel sito del lusso è una stella cadente: nei disegni di Carlos Tavares la Maserati va «a pila». O meglio dovrebbe, perché il futuro dei modelli elettrici è incertissimo. Restando sempre a Torino, a Mirafiori c’erano tre Maserati in produzione: Gran Turismo, Gran Cabrio e Levante, il primo suv supercar col Tridente. Il 31 marzo scorso dalla «catena» è uscita l’ultima Levante. Tavares ha deciso che non si costruisce più. Così la produzione di Maserati a Torino è scesa di colpo da 25 carrozzerie al giorno a otto. Peraltro il domani dello stabilimento-simbolo dell’ex Fiat sembra già scritto, visti gli attuali programmi di Stellantis. Il 24 marzo ci sono stati 1.520 esodi incentivati; dal 22 aprile scatterà la cassa integrazione per gli addetti alla carrozzeria della 500 elettrica, mentre per mille lavoratori della Maserati a Mirafiori è partita la cosiddetta «solidarietà» che arriverà alla fine anno. Le ragioni? Sostanzialmente due: il drastico calo di produzione e il ritardo dei nuovi modelli dello storico marchio. A Mirafiori, nel 2023, sono state prodotte nel complesso 85 mila vetture (tra Maserati e 500); nel 2024 difficilmente si arriverà a 50 mila. Ma esiziale per il Tridente è il ritardo dei modelli «tutto elettrico» annunciati. L’ammiraglia della casa, la Quattroporte che nel 2025 doveva essere pronta in versione Folgore, cioè alimentata solo a batteria, arriverà forse a fine 2027, se non nel 2028. Il perché? Spiegano da Stellantis che «va verificato il livello prestazionale» di una vettura che dovrebbe costare non meno di 180 mila euro. Unica novità è la Gran Cabrio, ancora una macchia con l’«antico» motore a scoppio: 3 litri di cilindrata, capote in tela, prestazioni da record, prezzo vicino ai 250 mila euro. Ma la versione elettrica annunciata come la vettura della svolta per ora non si vede. E posticipate sono anche la Grecale e la Granturismo con quest’alimentazione. Perché l’idea di fare della Maserati una casa del lusso solo a batteria sembra incontrare più ostacoli del preventivato. E forse anche un ripensamento, visto come va oggi questo segmento di mercato.
Una cosa è certa: del piano di Marchionne, e anche delle idee che aveva Gianni Agnelli attorno «all’altra Ferrari», è rimasto ben poco. L’ultimo segnale - accanto all’idea di utilizzare per il modello Quattroporte la piattaforma «STLA large» di Stellantis, che sarà adottata per alcuni modelli francesi e per la prossima Giulia Alfa Romeo Ev - è ciò che sta avvenendo negli stabilimenti di Modena. Ci sono 173 esuberi di cui 130 progettisti e ingegneri che dovevano sviluppare l’Innovation Lab e a gennaio sono finiti in cassa integrazione 220 lavoratori delle catene della supercar Mc20. Nel 2023 si sono prodotti 1.244 pezzi, ma il crollo del mercato cinese che vale il 22 per cento delle vendite rende fosche le previsioni. Ancora incerto è il futuro dell’Atelier che doveva debuttare lo scorso anno: era stato pensato come un reparto per la massima personalizzazione delle vetture, con l’obiettivo di frenare l’emorragia di vendite che nel dicembre scorso ha toccato un meno 48 per cento. Concretamente, nel terzo trimestre del 2023 i ricavi sono scesi a 500 milioni di euro, contro i 600 nell’analogo periodo dello scorso anno. Dopo 110 anni di storia si profila una sosta ai box. Quanto lunga? Dipende dal tempo per ricaricare le batterie. Di certo, a riguardare le foto di Wall, non si vedono macchine a pila.
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Angoli inaspettati dove il tempo e la natura sanno ancora compiere i loro antichi prodigi, ristoranti che scrivono storie di gusto scegliendo come protagonisti i sapori della montagna, rifugi per ritrovare la lentezza sentendosi un nobile di altre epoche. Viaggio alla scoperta del meglio dell’Alto Adige, nei luoghi dove la tradizione ha incontrato la passione.
Gli asparagi sono i protagonisti di questa stagione insieme con i carciofi, tra l’altro hanno ottime proprietà nutrizionali e aiutano tantissimo a depurarci dalle scorie dell’inverno. Si possono preparare in infiniti modi e a noi è venuto in mente di farli assurgere a rango di apetizer o di piatto per una cena veloce.
Ingredienti - 500 grammi di patate, 7 o 8 asparagi verdi, un cipollotto bianco, 8 ciliegine di mozzarella fiordilatte, 80 grammi di prosciutto crudo, due uova, 6 cucchiai di latte, 80 grammi di farina 00, 100 grammi di pangrattato, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, olio per friggere 750 millilitri, sale, pepe e noce moscata q.b.
Procedimento - Fate bollire le patate, una volta lesse sbucciatele e schiacciatele. Se volete fare prima potete bollire le patate a pezzi. Nel frattempo tritate finemente il cipollotto e brasatelo in padella con extravergine di oliva e un po’ d’acqua. Fate gli asparagi a rondelle sottili sottili e stufateli una volta che la cipolla ha preso colore col cipollotto. Devono essere a fine cottura ben morbidi. Tagliate in tre parti ogni ciliegina di mozzarelle e avvolgete ogni pezzetto in un po’ di prosciutto cotto. Ora aggiungete gli asparagi alle patate schiacciate, aggiustate di sale, pepe e noce moscata, amalgamate bene. Stendete un po’ di questo impasto su di una mano, mette al centro un involtino di prosciutto cotto e fiordilatte e chiudete a mo’ di crocchetta. Ora infarinate una per una ogni crocchetta, passatela nelle uova sbattute che averte allungato con un po’ di latte, poi nel pangrattato, di nuovo nell’uovo e ancora nel pangrattato. Scaldate l’olio da frittura in una pentola dai bordi alti e friggete un po’ alla volta le crocchette. Fatele asciugare su carta assorbente, aggiustate di sale e servite.
Come far divertire i bambini - Fatevi aiutare a confezionare le crocchette. Saranno felicissimi.
Abbinamento - Vanno bene tutti gli ottimi spumanti italiani. Noi per assonanza con le patate abbiamo scelto un bianco fermo, suadente e minerale: il Sylvaner dell’Alto Adige.
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